''Il governo lasci perdere il ponte sullo stretto di Messina e investa sulla sanita' per evitare che il servizio sanitario nazionale, oggi vicino al collasso, non sia piu' nelle condizioni di attuare l'articolo 32 della Costituzione''.
Lo ha detto ieri Mario Falconi, segretario nazionale della Federazione che rappresenta i 25.236 medici di medicina generale. L'occasione e' stata la presentazione a Milano di due indagini, una dell'Ispo illustrata dal prof. Renato Mannheimer sulla percezione dei cittadini nei confronti del medico di famiglia (giudizio elevato per professionalita' e capacita' di ascolto), l'altra elaborata dal prof. Antonello Zangrandi in alcune aziende territoriali sull'efficacia dei medici di gruppo (medici associati nel medesimo studio) per migliorare le prestazioni e ridurre i ricoveri ospedalieri non necessari.
Il riferimento alla Costituzione (''La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettivita', e garantisce cure gratuite agli indigenti'') e' venuto a commento delle dichiarazioni del ministro Girolamo Sirchia sul ricorso alle assicurazioni per sostenere le spese dell'intramoenia.
''In realta' - ha spiegato Falconi - il servizio e' prossimo al collasso e andiamo verso il modello americano dei 50 milioni di cittadini senza assistenza. Se salta il sistema della solidarieta' (oggi la societa' vive alla giornata, incapace di progettare nel medio e lungo periodo), aumenteranno anche i costi.
Il sintomo non diagnosticato per tempo moltiplica le sue conseguenze sul paziente, ma anche sul sistema che poi deve affrontare patologie molto complesse e costose''. Che fare?
La Federazione dei medici generici chiede al Governo e alle Regioni la convocazione degli Stati Generali sulla sanita' nel territorio per attuare un coordinamento programmatico delle strutture, per razionalizzare gli investimenti locali (e riconvertire le strutture ospedaliere in eccesso con formule a rete tra medicina generale e ospedali), per dare vita a una convenzione territoriale che prenda in considerazione l' assistenza domiciliare e residenziale.
''Il sistema sanitario - ha aggiunto Falconi - e' oggi sottofinanziato e non credo che i cittadini non siano disposti a contribuire attraverso la fiscalita' generale a fronte di un miglioramento delle prestazioni. Invano ho invitato il ministro Sirchia a venire nel mio studio perche' volevo che si rendesse conto che esistono persone che debbono fare i conti con gli uno o due Euro.
La popolazione e' sconcertata dai messaggi delle sirene che legge sui giornali. A fronte dell'invecchiamento della popolazione (gli ultra 65/enni sono piu' del 22% della popolazione) e dell'aumento della domanda e della qualita' delle cure, il governo si decida a investire nella sanita' e nella formazione, non solo del medico, ma di tutti i cittadini''.
'Noi crediamo - ha concluso - che la sanita' vada ripensata insieme alla politica del welfare di sostegno previdenziale, dato che il medico di famiglia puo' essere un formidabile strumento di segnalazione del disagio sociale e puo' farsi parte attiva nell'indicare le esigenze del territorio. Ma per fare questo occorrono forze morali, capacita' progettuali e risorse finanziarie''. (ANSA).
|